Le 3 F è un libro edito da Transeuropa: le autrici sono due sorelle Laura e Marzia Buoni.
La prima si è laureata brillantemente in Scienze della Formazione e nel 2015 apre con successo il primo nido famiglia di Civitavecchia in provincia di Roma.
Marzia Buoni è iscritta al corso di Laurea in Educazione di nido e di servizi per l’infanzia.
Entrambe appassionate di social.
Hanno scritto a quattro mani e pubblicato quest’anno il libro Le 3 F.
La postfazione di questo manoscritto è curata dal Professor Matteo Villanova titolare delle Cattedre di Neuropsichiatria infantile, Medicina preventiva e Psicopatologia forense, Educazione psicomotoria, Criminologia; direttore dell’ Osservatorio Laboratorio Tutela Rispetto Emozionale Età Evolutiva (O.L.T.R.E.E.E.) Facoltà di Scienze della Formazione – Università Roma Tre.
Il sottotitolo è come mezzi di comunicazione nella prima infanzia perché non solo sono state raccontate le fiabe verbalmente, ma sono state drammatizzate attraverso il tradizionale teatrino e i personaggi sono stati recitati dai bambini stessi.
Le 3 F nasce un po’ per caso un po’ per gioco.
E’ una raccolta di fiabe, favole e filastrocche. Da qui il titolo, perché tutti i temi iniziano con la lettera F.
Questo libro scaturisce come mezzo di insegnamento e soprattutto è indirizzato verso le educatrici di comunità infantile, pedagogisti, insegnanti e verso coloro che sono interessati ed è riconducibile all’uso della fantasia come mezzo di comunicazione.
All’interno del libro ci sono varie definizioni.
La definizione di Favola.
Il termine favola deriva dal latino “fabula” cioè dire, raccontare. Le favole sono antichissime, di origine popolare e sono state tramandate a voce.
Dal latino fabula, derivazione di Fari “parlare”, “parlato”, “raccontato”. La fiaba ha una lunga tradizione orale, contiene tutti gli elementi della cultura da cui deriva ed è uno strumento di diffusione di valori.
Nel linguaggio comune favola e fiaba sono spesso usate come sinonimi, ma in realtà l’unica cosa che le associa è lo spazio temporale indeterminato.
La definizione di Filastrocca.
Deriva molto probabilmente dalla parola “filatessa” cioè “lunga fila, lunga serie” e anche dal termine toscano “Filastroccola”. La filastrocca è un componimento breve con ripetizioni di sillabe, scandite con rime e accordi ricorrenti. Essa ha avuto un’importanza nella trasmissione orale per quanto riguarda le tradizioni popolari, infatti veniva usata già nell’antichità per tramandare conoscenze, insegnamenti e ricordi.
Ascoltare una favola, una fiaba o una filastrocca permette al bambino di attivare lo sviluppo del “pensiero narrativo”, ovvero la capacità cognitiva attraverso la quale gli individui organizzano la propria esistenza fornendole un significato.
Chi racconta deve, quindi, adattare il linguaggio all’età e alle capacità di apprendimento del bambino, rispettare le pause, modulare la voce e cambiare tono in base al personaggio.
Lo stare in cerchio è una modalità per tenerci in relazione gli uni con gli altri. Questa forma geometrica esalta, infatti, il senso di appartenenza a un gruppo, in cui, in quel preciso momento, non esiste un “capo”, ma siamo tutti alla pari. Ci si può guardare negli occhi e così, le educatrici possono constatare realmente ciò che accade in ogni bambino.
Questi racconti aiutano i bambini a sviluppare l’area del linguaggio e della comunicazione, a relazionarsi con il mondo esterno, lo aiutano cioè nella cosiddetta socialità positiva, e permettono al bambino di differenziare la realtà dalla fantasia.
Alla fine di ogni favola c’è una didascalia per spiegare quale materiale sia stato usato per la descrizione di questi racconti.
Ogni racconto è stato ideato con un preciso scopo ad esempio l’inserimento, per allietare la routine quotidiana, per spiegare ad esempio il tema della raccolta differenziata a chiedere scusa, per favore, il valore della famiglia, l’importanza dei nonni ed insegnare una corretta alimentazione.
Non è stato un caso voler concludere questa raccolta con la filastrocca de “La bolla” di G. D’Annunzio. Il motivo è davvero semplice, per le autrici la bolla di sapone rispecchia un po’ ciò che succede al bambino nel nido. Ogni bambino è arrivato in punta di piedi, timido e insicuro, proprio come lo è la bolla di sapone all’inzio, poi il piccolo sviluppa le sue capacità, le sue potenzialità, i suoi talenti, così come la bolla soffiando a poco a poco prende forma. Intendiamo dire che con il passare dei giorni anche i bimbi facendo nuove esperienze, hanno preso la loro “forma”, una propria identità, un proprio carattere, un proprio modo di esprimersi e di affrontare la quotidianità e come la bolla si stacca dalla cannuccia, anche i piccoli hanno imparato ad affrontare il distacco dai genitori. Le 3 F delle autrici Laura e Marzia Buoni ci invitano a riflettere empiricamente.