Il gioco è innanzitutto una funzione espressiva, cioè si manifesta in modo naturale laddove non ci siano condizioni ambientali che ostacolino la sua espressione.
Il gioco consiste in una trasformazione della realtà secondo il proprio “io”, ovvero sulla base dei bisogni di ogni bambino.
Ma qual è lo scopo del gioco? Il fine primario è quello di provare piacere. I bambini infatti, tendono a riprodurre i giochi che sono per loro gratificanti e che consentono loro di “mettersi alla prova”.
Nello specifico, il piacere del gioco è dato dal fatto che nell’attività ludica il bambino può esprimere abilità psichiche e motorie in fase di acquisizione ed allenarle. Per questo motivo il gioco procede di pari passo con lo sviluppo del bambino: ne è la diretta manifestazione. Pertanto un’attenta osservazione delle modalità ludiche in atto ci consente di cogliere lo stadio evolutivo del bambino.
Il bambino può trasformare la realtà e ricostruire momenti di vita quotidiana che ha vissuto; non solo: può anche rivivere situazioni che gli hanno fatto particolarmente paura e che magari non è ancora in grado di gestire emotivamente e decodificare appieno cognitivamente.
Nel ricreare situazioni significative, il bambino può rivivere e rielaborare in un contesto protetto (perché ludico) le proprie esperienze, assimilandole.