Le emozioni sono fondamentali nella nostra vita. Tuttavia siamo spesso portati a considerare alcune emozioni più adeguate rispetto ad altre: alcune “positive”, altre “negative”; alcune “giuste”, altre “sbagliate”. In realtà questo etichettamento non è corretto.
Tutte le emozioni che proviamo sono importanti, anche la tristezza: sono state fondamentali per l’evoluzione della nostra specie e svolgono ancora adesso funzioni indispensabili per la nostra sopravvivenza e qualità di vita. Ad esempio, ci forniscono informazioni relative a situazioni che potrebbero essere pericolose o dannose per noi; sono strumenti utili per valutare le situazioni; possono agire come segnali per capire ciò di cui abbiamo bisogno, che ci piace o che desideriamo; possono suggerirci se avvicinarci o allontanarci da una certa situazione; oppure fornirci informazioni su come stiamo e sull’energia che abbiamo.
Sono, quindi, mezzi fondamentali per prendere decisioni ed effettuare scelte che siano “giuste” per noi in uno specifico momento, consentendoci di organizzare il nostro comportamento in maniera coerente con quello che va bene per noi.
Nonostante questo, però, tendiamo spesso a svalutarne l’importanza, assumendo atteggiamenti che non ci consentono di stare in contatto con alcune di loro. E questo vale, soprattutto, per quelle che tendiamo a considerare “negative” o “spiacevoli”. Tra queste troviamo la tristezza.
In relazione all’evoluzione della nostra specie la tristezza ha rivestito un ruolo fondamentale. La tristezza può, infatti, essere considerato un segnale che il nostro sistema di attaccamento si è attivato. Il sistema di attaccamento ci consente di segnalare all’altro il bisogno che abbiamo della sua presenza in momenti di difficoltà e costituisce le fondamenta delle nostre relazioni affettive più importanti.