Il cibo è un “sostituto” dell’amore?
Fiorenza Sarzanini è una delle firme più affermate del giornalismo italiano. Il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana l’ha nominata vicedirettrice, affidandole anche il ruolo di responsabile dell’ufficio di Roma.
Entrata nella redazione del quotidiano nel 2000, ha lavorato per oltre 10 anni al Messaggero occupandosi di cronaca giudiziaria e sicurezza. “Specchio” è il titolo del podcast in 6 puntate dedicato ai disturbi alimentari e scritto con Francesca Milano. Fiorenza Sarzanini è entrata nelle storie di giovani colpiti da questi problemi che hanno scelto di curarsi. Ha raccolto le loro testimonianze, ha parlato con loro e i medici che ne seguono il percorso, cristallizzando il viaggio nel tunnel di queste malattie in una serie di puntate per accendere un’importante luce sul tema.
L’autrice ha ascoltato le confessioni di molti ragazzi e ne racconta i pensieri e le storie, i demoni e la fame d’amore, le cadute vertiginose e la fatica di rinascere. Ha parlato con i medici che ogni giorno affrontano questa epidemia per cui non c’è vaccino. Ha raccolto lo sfogo dei genitori, il loro senso di colpa, la disperazione di chi vede i propri figli distruggersi senza riuscire ad aiutarli.
Il risultato è un’inchiesta, narrata con sensibilità e passione in questo libro edito da Solferino, facendo luce su una malattia del nostro tempo e accende una speranza. Perché il percorso è faticoso, ma se accetti il sostegno di chi conosce questo male e di chi ti è vicino puoi salvarti. Se ti fai aiutare riesci a guarire.
Un romanzo dolce-amaro questo di Fiorenza Sarzanini che ci racconta quello che la società considera oggi un traguardo fondamentale: il raggiungimento del peso forma, che vuole tutte le donne magre, quando non addirittura ai limiti dell’anoressia.
Il sovrappeso, che può sembrare solo un piccolo problema a chi non lo vive ogni giorno, rappresenta però un vero e proprio limite in un mondo che fa dell’aspetto fisico la cosa più importante, giudicando le persone solo dalle apparenze e senza mai andare oltre la superficie. Eppure, chi ci convive quotidianamente sa quanto esso possa condizionare la vita: nei rapporti con la famiglia che ti vorrebbe perfetta, secondo canoni estetici magari non condivisi dagli interessati; nei rapporti con l’altro sesso, in cui l’aspetto fisico è spesso l’unica cosa che colpisce al primo incontro e da cui dipende un eventuale seguito.
Tutte queste cose l’autrice le racconta con semplicità, ma con parole che toccano dentro perché, nonostante il tono disinvolto che trasuda da Affamati d’amore il tempo per fortuna passa, si cresce e alla fine arriva anche la giusta consapevolezza: accettarsi e volersi bene, chili in più compresi, è l’unica soluzione che funziona perché, come giustamente ci dice la trama, non è necessario cambiare il peso, ma cambiare lo sguardo.
Ricordare che non tutte le donne sono “veline”, che la vita reale non ha luogo in televisione ma è quella che ogni donna normale vive quotidianamente, con le piccole e grandi battaglie di ogni giorno, serve anche a ridare le giuste priorità ai problemi ed ai valori. Di certo, godersi una maxi-fetta di torta al cioccolato con tanta allegria e qualche chilo in più, è decisamente meglio che stare sempre a dieta, sentendosi insoddisfatti e frustrati, perché la vera bellezza è quella interiore e, per citare D. Hume, “La bellezza delle cose, esiste nella mente che le contempla”.