Giuseppe Valditara (Milano, 12 gennaio 1961) è un
politico e giurista italiano, dal 22 ottobre 2022 ministro dell’istruzione e del merito nel governo Meloni.
Laureato in giurisprudenza all’Università di Milano, ha intrapreso la carriera accademica ed è divenuto docente ordinario di diritto romano e diritti dell’antichità presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Torino.
Nel 1992, con il libro Studi sul magister populi. Dagli ausiliari militari del rex ai primi magistrati repubblicani ha vinto il Premio internazionale per la storia delle istituzioni politiche e giuridiche conferito dalla presidenza della Corte Costituzionale.
È stato direttore scientifico della rivista giuridica Studi giuridici europei edita dall’Università Europea di Roma, nonché preside del corso di laurea in Giurisprudenza dello stesso ateneo.
Inoltre vanta la pubblicazione di vari saggi tra i quali “la scuola dei talenti “ (Piemme edizioni febbraio 2024).
«Sono profondamente convinto che ogni giovane è come una lucerna ricca di olio che attende solo il fuoco per accendersi. E la scuola costituzionale, la scuola dei talenti, deve essere il fuoco». Giuseppe Valditara, attuale ministro dell’Istruzione e del Merito, riflette sul ruolo della scuola nella società di oggi e su quelli che dovrebbero essere gli obiettivi fondamentali di un’istituzione che guarda al futuro consapevole delle nostre radici storiche e culturali. Persona, Costituzione, libertà, talento, sapere, autorevolezza, merito, rispetto, impegno, responsabilità, lavoro sono le parole chiave su cui deve poggiare la scuola, i cardini di uno sforzo educativo collettivo e di una didattica nuova. La scuola deve saper svolgere certamente un’azione maieutica, con al centro lo studente, le sue inclinazioni e passioni, affinché possa costruirsi come persona nella comunità, e allo stesso tempo ribadire l’autorevolezza dell’insegnante e la sua funzione pedagogica. Con un’analisi molto attenta dei dati a disposizione, il ministro analizza le virtù della scuola italiana, ma anche le molte criticità, i problemi legati alla dispersione scolastica, al perduto prestigio sociale ed economico del corpo docente, evidenziando le riforme attuate e quelle future. Un libro necessario e utile per tutti, docenti, studenti, cittadini, perché la scuola dà un futuro ai nostri giovani, forza e prosperità al nostro Paese.
Negli ultimi anni i dati di lettura sull’Italia sono stati spesso molto sconfortanti, soprattutto se messi a confronto con gli altri paesi europei.
I rapporti dell’Istat sui dati di lettura, infatti, restituiscono spesso un quadro molto lontano dalle più importanti città europee, relegando il nostro paese quasi sempre in coda alla classifica.
Le soluzioni a questo problema non sono certo facili o scontate: più volte si è evidenziato come coloro che dovrebbero agire in tal senso sono prima di tutto le famiglie, che dovrebbero istruire i figli al piacere della lettura. Anche la scuola, però, può fare molto in tal senso evidenzia il Ministro.
La scuola, la famiglia, la crisi, il progresso tecnologico che cattura l’interesse dei più piccoli sono possibili corresponsabili del decrescente amore per la lettura dei più piccoli. Al di là di individuare di chi sia la colpa, è necessario adottare strategie vincenti per invertire la tendenza.
Il lavoro certosino fatto dal Ministro con questo saggio, che si preoccupa di accompagnare, sostenere e aiutare la persona (bambino, ragazzo, adulto) nella relazionalità e nella gestione dei conflitti, attraverso interventi educativi mirati al recupero e spendibili nella pratica educativa. Nello specifico,sostiene, i ragazzi, i genitori e gli insegnanti, sotto il profilo pedagogico, promuovendo una sinergia alunno-scuola-famiglia, offrendo un luogo di condivisione su quelle che sono le difficoltà che caratterizzano il percorso scolastico o di vita, creando un ponte con quel mondo sommerso del disagio infantile, adolescenziale, familiare e sociale.
L’esigenza di scrivere un libro di vera e propria pedagogia familiare nasce dalla consapevolezza che la crisi di valori che stiamo attraversando, sia il risultato, molto spesso, di genitori confusi che hanno disimparato l’arte di una sana ed autorevole educazione dei propri figli e, preferiscono assumere un atteggiamento super indulgente, che sfocia nel lassismo pedagogico, che impedisce ai piccoli di sviluppare quelle capacità emotive e morali, necessarie per crescere sereni, rispettosi, saldi nei valori e poter affrontare il futuro che li aspetta, responsabilmente. Non dimentichiamo che la famiglia, ancor prima della scuola, è la prima istituzione sociale dove si sperimentano diritti e doveri; ritengo che i genitori debbano riprendere l’arte di educare, con coraggio, senza temere quei naturali conflitti, necessari per una sana crescita. I figli hanno bisogno di vedere nel genitore un solido punto di riferimento e non un amico super indulgente: l’educazione richiede sempre chiarezza, costanza ed amorevole autorevolezza!
Il fine del saggio?
Sensibilizzare maggiormente le famiglie e le scuole sulle tematiche e le radici dell’emergenza educativa che sta investendo la nostra società, attraverso la presenza costante del pedagogista, unico esperto per competenze in problematiche relazionali ed educative; promuovendo incontri e seminari, con la collaborazione dei dirigenti, in scuole di ogni ordine e grado…