Tutti i giorni i parrucchieri svolgono il loro lavoro: tagliano, colorano, lavano e spazzolano i capelli dei loro clienti. Una volta finite le azioni che qualificano i saloni di bellezza, il pavimento si trasforma in un campo pieno di… rifiuti.
Ma dove vengono messi questi rifiuti? Che fine farà quel cumulo di fibre?
Già da tempo, i capelli a cui i parrucchieri hanno dato un taglio, vengono riciclati per creare delle parrucche o addirittura, in Giappone, dei pennelli per dipingere.
Gli Hair Booms, tubi di nylon ripieni di capelli che assorbono, oltre ad incamerare il petrolio che si riversa nei mari.
Col fine di circoscrivere i danni ambientali.
Un esempio concreto è stato l’incidente della nave MV Wakashio, nel 2020. A seguito di ciò si sono sversati più di 4.000 tonnellate di petrolio sulla barriera corallina al largo di Mauritius. Sono stati raccolti dai saloni associati e inviati migliaia di tubi ripieni di capelli, sostenendo con le loro capacità assorbenti a fermare la marea che si stava riversando sulle spiagge del Paese.
The New Age of Trichology è il progetto di Sanne Visser.
La domanda che si è posta la signora Visser prima di partire con il suo progetto è stata: “Come possiamo riutilizzare i rifiuti di capelli umani per creare nuovi materiali e risultati di design?”. I capelli che emanano gas tossici nell’aria e che spesso vanno a finire nelle discariche, sono nocivi sia per noi, esseri umani, che per l’ambiente. Avendo delle proprietà preziose, quest’ultime vanno sfruttate. Così la Vesser ha studiato un modo per riciclare questa importante risorsa.
In Francia sono più associazioni a occuparsi del riciclo dei capelli.
Il capello, come già detto in precedenza, ha anche un proprietà assorbente, ed anche le associazioni francesi, la utilizzano.
Per di più, le associazioni francesi utilizzano i capelli anche come fertilizzante.