Il dono, l’ultima fatica di Michele Gentile, Masciulli Edizioni con la prefazione a cura di Gianni Maritati.
Il protagonista di questo romanzo “ bifasico” è un bambino di nome Giuseppino e l’ambientazione si dipana in un immaginario borgo marinaro, Roccasolenne.
Il bambino respira, in questa ambientazione, le elugubrazioni della poesia con la quale spesso si esprime.
Giuseppino è orfano di madre, morta in un incidente stradale, ed anche di padre visto che quest’ultimo si è perso di fronte alle responsabilità della paternità.
Una vita difficile quella di questo piccolo uomo ed infatti ora cercheremo di capire meglio i meandri della sua giovane esistenza.
C’è amore, ci sono i ricordi, il dolore e i rimpianti. Ma c’è anche il mare, la terra.
C’è la poesia suprema.
Sono frammenti di vita, piccoli riquadri di esistenze, con i loro grandi dolori e le piccole gioie. Sono simboli e allo stesso tempo sono frasi che penetrano l’anima e vanno dritte al cuore.
Leggendo ho avuto la sensazione di trovarmi davanti a un artista poliedrico, quasi fosse un cantautore in bilico tra la vita e il riconoscimento all’esemplarità del mondo naturale che sovrasta quello modificato dall’uomo.
Le poesie sono una cartolina d’autore in cui ogni paesaggio dell’anima è una rappresentazione pittorica dipinta sulla carta, un’istantanea immanente della forza generatrice della realtà sensibile.
I versi, mescolati ai colori e ai non colori raffigurati, lusingano la bellezza assoluta della natura, le immagini la raccontano come una passeggiata letteraria intorno a quei luoghi. Il poeta coinvolge l’intimità dell’ispirazione, includendo lo spazio esteso di ogni inclinazione per la partecipazione profonda e solidale alla vita. Giuseppino riceve accoglienza dagli scenari circostanti, respira ogni alito di vento, ristabilisce i cambiamenti delle stagioni, nutre il mantenimento dei ricordi. L’affinità simbiotica con lo spirito comunitario sono i legami enfatizzati nella sua poesia, nell’atmosfera comune e popolare di ogni libera condivisione. Michele Gentile osserva i dettagli del mondo, nell’identità delle sue esperienze di vita, è profeta alla ricerca di risposte sensibili.
La capacità estetica è la premurosa intuizione dello stupore, l’incantevole fiducia nell’evocare territori suggestivi, attraverso la mediazione illuminata della comprensione, è la contemplazione assorta nella “danzante” volontà di vivere e nella disponibilità nobile della percezione emotiva. La parola, mai consumata, non degrada mai nel banale e non svolge mai una funzione meramente descrittiva, è goduta in un gioco sapiente, esprime la commozione necessaria nella descrizione delicata di ogni piccola cosa, di un pensiero, di un gesto, di un’istante che meritano di comporre il miracolo della poesia.
Come dicevo questo romanzo si snocciola in due parti.
La prima in cui narra la storia di Giuseppino e la seconda che spazia in delicate poesie.
Queste sono spesso un ruggito potente, anche quando trattano del dolore , della nostalgia , non molto altro posso dire se non consigliarvi la lettura e l’immersione dentro un mondo diverso.